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Il 73% degli intervistati in Italia è convinto che non si andrà più a lavorare in ufficio a partire dal 2035 o anche prima

L’ufficio tradizionale, il traffico da affrontare per andare a lavorare e tornare a casa, gli alti costi aziendali per offrire postazioni di lavoro vecchio stile: tutto ciò sta rapidamente andando verso la rottamazione. La scrivania in azienda già oggi non è più la sola opzione per il datore di lavoro. Lo smart working è sempre più diffuso a livello internazionale e in Italia, tanto che nel nostro Paese già due dipendenti su tre lavorano da remoto almeno una volta la settimana, il che non vuol dire necessariamente da casa.

Spazi di coworking, business lounge e spazi di lavoro flessibile stanno conoscendo un crescente successo. A livello mondiale, più della metà dei lavoratori dipendenti lavorano da un luogo diverso da quello aziendale per almeno 2,5 giorni la settimana. E l’85% dei datori di lavoro che ha optato per il lavoro flessibile dei propri dipendenti testimonia che c’è stato un aumento di produttività legato alla flessibilità. Il lavoro flessibile, o smart working, è anche una potente arma per attrarre (e mantenere) talenti nella propria azienda. Questi i principali risultati della Iwg Global Workspace Survey, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare per l’Italia, i cui dati si riferiscono allo scorso gennaio 2019, raccolti da 15mila tra dipendenti e datori di lavoro in 80 Paesi. Iwg è leader degli spazi di lavoro flessibile a livello mondiale e oggi circa 2,5 milioni di lavoratori nel mondo usufruiscono dello smart e del coworking negli spazi di uno dei brand del gruppo: Regus, Spaces, Hq, Signature, No 18. Ma come funziona esattamente ? È sufficiente prenotare lo spazio: già arredato, provvisto di connessioni, utenze telefoniche e servizi di segreteria. Non vi sono limiti di tempo: per diversi anni o anche solo per un’ora. È possibile prenotare tramite una app.

L’Italia per Iwg è un Paese chiave in termini di espansione e di nuovi investimenti, così come ha spiegato al Sole 24 Ore Paulo Dias, Ceo Southern Europe, Africa & Brazil di Iwg, durante lo scorso Mipim di Cannes. «L’Italia è cresciuta moltissimo negli ultimi anni – dice – e continuerà a crescere nei prossimi. Per noi si tratta di un Paese importantissimo, alle prese con una rapida rivoluzione culturale». Dalla Survey di Iwg emerge per esempio che il 73% degli intervistati in Italia è convinto che non si andrà più a lavorare in ufficio a partire dal 2035 o anche prima. «Non sono solo i lavoratori a volerlo – spiega Dias –. Anzi, sono proprio le aziende a spingere, perché il lavoro flessibile costa meno, è più produttivo. Basti un esempio: con 50 euro al mese è possibile avere il primo step dei nostri abbonamenti, che consente un uso libero e flessibile di tutte le nostre strutture, prenotabili con un’apposita app e dotati dei supporti informatici più all’avanguardia». Perché appunto il lavoro flessibile non equivale al lavoro da casa.

In Italia Iwg è presente con i marchi Regus e Spaces, entrambi in forte espansione, con un totale di 50 centri e 100mila metri quadrati di uffici flessibili. Milano si conferma capitale dello smart working con 25 business center. Con le inaugurazioni di Milano Porta Venezia e Milano Loreto, l’apertura del quarto spazio a Torino e del secondo a Padova e con lo sbarco nella città di Firenze, il numero di business center Regus alla fine del 2018 si attesta a 48. Il brand Spaces ha invece debuttato a Roma, con l’apertura di uno spazio di sette piani in un edificio in zona Eur e per Spaces è già prevista una pipeline di aperture a Milano e a Roma per tutto il 2019.

Ma la grande novità per l’Italia nello smart working è il lancio del modello di franchising per Regus. Il progetto garantirà al franchisee l’utilizzo di un marchio e di un know-how forti di più di 30 anni di esperienza e anche grazie a questo nuovo format, Regus si pone l’obiettivo di raggiungere i 65 business center in Italia entro la fine del 2019. Il business degli spazi di lavoro flessibile è un segmento del real estate particolarmente promettente: si calcola che, entro il 2025, il 30% dell’ immobiliare delle grandi aziende sarà costituita da spazi di lavoro flessibile, con una crescita di questo mercato pari al 13% annuo a livello mondiale (fonti: Jll e Cbre). «Solo in Italia, Regus ha assistito a una crescita esponenziale dei propri business center: nel 2009 gestiva 10 sedi sul territorio nazionale in sole tre città; oggi i business center sono diventati 50 in 12 diverse città di tutta la Penisola – spiega Dias –. Entro la fine dell’anno, Regus si pone l’obiettivo di arrivare a quota 65 business center». Il format del franchising per Regus ha debuttato nel 2015 in 12 Paesi extra-europei ed dal 2018 anche in Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna e ora Italia.

In foto KALPA, presso Co+Fabb – Sesto San Giovanni

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